
La
campagna elettorale è ormai iniziata da giorni, ma in pochi se ne sono accorti. Senza voto di preferenza, senza il sistema maggioritario che fino al 2001 dava la possibilità di scegliere il parlamentare del proprio collegio,
le elezioni vivono solo in tv. Non è un caso. Slegare il risultato elettorale dalla capacità dei singoli candidati di raccogliere voti sul territorio era il primo obiettivo della riforma approvata da
Silvio Berlusconi: Sicilia a parte, tradizionalmente il centrosinistra è infatti in grado di presentare aspiranti parlamentari più forti (in termini di consenso) rispetto a quelli del centrodestra.
Anche per questo il cavaliere è sicuro di aver già vinto. Ma continuare a ripeterlo rischia di rivelarsi un errore. Se davvero, come dice, i sondaggi gli danno
10 punti di vantaggio perché mai gli elettori del Pdl dovrebbero
rinunciare a un domenica (magari di sole) per andare a votarlo? La straordinaria rimonta che due anni fa gli ha permesso di pareggiare le elezioni era stata in gran parte basata sul recupero dell'elettorato di centrodestra, insoddisfatto dal suo governo, ma spinto a presentarsi di nuovo alle urne per evitare almeno la «
dittatura delle sinistre». Oggi però quel messaggio, con un
Walter Veltroni sempre più schierato verso il centro, non vale più. E parlare dell'
ennesima riforma delle pensioni, o dire (con realismo) che il futuro l'Italia non sarà radioso, ma difficile, non è il tipo di parola d'ordine che può mobilitare gli incerti.
La partita insomma non è chiusa. Per la gioia di Veltroni e, paradossalmente, anche per quella di Berlusconi. Presiedere un governo da
lacrime e sangue non è nelle corde del Cavaliere. Molto meglio per lui un esecutivo tecnico cui delegare il compito di far tirare nuovamente la cinghia agli italiani in nome dello
spettro recessione americana. Ma per arrivare a un esecutivo del genere il Pdl deve avere in Senato una maggioranza risicata, o non averla del tutto.
Fantascienza? Mica tanto. Con questa legge elettorale anche vincere con tre milioni di voti di scarto può non essere sufficiente per avere in mano
Palazzo Madama. E Berlusconi lo sa bene: il rischio ingovernabilità non è un effetto perverso del
porcellum, È invece il secondo obiettivo di una riforma pensata e votata nel 2005 quando tutti davano per certo il trionfo del centro-sinistra.
Segnalazioni da youtube.com
Il grande mentitore - guarda il video